Quinto, protagonista di questa novella, é un antieroe tutto italiano, non originale ma dolorosamente riconoscibile: vagamente 'di sinistra', di famiglia benestante, ha combattuto come partigiano alla fine della guerra, ma dieci anni dopo ha perso sia la speranza che l'energia necessarie per battersi per un mondo migliore. Con i suoi amici intellettuali si sente inadeguato, incapace di seguirli nelle loro dotte discussioni piene di riferimenti a Marx e Freud, con gli ex compagni partigiani di classe operaia o contadina si sente ipocrita, vista l'attuale mancanza di interesse nelle lotte sindacali. Affascinato dalla nuova classe imprenditrice, Quinto decide di speculare su un angolo del giardino della casa materna, costruendo una palazzina di appartamenti da affittare. Ma Quinto non ha né un interesse genuino né le capacitá per avere successo nel mondo degli affari, ma non vede alternative perché questa é l'Italia di allora, e in un certo sense di oggi.